lunedì 29 ottobre 2012

SINDROME DELLA CROCEROSSINA E MAL D'AMORE: quando amare troppo ti condiziona la vita!

L’amore, nelle sue diverse forme di attaccamento e nelle sue manifestazioni più positive e più sane, rappresenta un’ importante capacità e un naturale e profondo bisogno vitale di ogni essere umano, ne abbiamo necessità come una pianta ne ha di sole e acqua per potersi sviluppare. La sua presenza fin da infanti, rappresenta un importante ingrediente per un sano sviluppo e una buona salute mentale e fisica nella vita adulta.
Talvolta, tuttavia, la frustrazione o l’assenza di esperienze serene di questo sentimento umano, possono generare in noi un disconoscimento o una negazione di questo bisogno, anche se, in realtà, spesso senza accorgersene, stiamo utilizzando maggior parte del nostro tempo ed energia per appagarlo in modo malsano, invece di imparare ad amarsi ed amare in modo sano e adulto, creando così un circolo vizioso che ci fa stare male.
Ed ecco che tendiamo a creare e ricercare relazioni caratterizzata da assenza cronica di reciprocità, dove si altera l' equilibrio tra il dare e il ricevere, tra il proprio confine e lo spazio condiviso, in cui l'individuo, “donatore d'amore” a senso unico, vede nel legame con un altra persona, spesso problematica o sfuggente, l'unico scopo della propria esistenza, la risoluzione dei suoi problemi e il riempimento dei propri vuoti affettivi. Così attenti a non ferire l’altro, l’amore si veste di sacrificio, rinuncia, dedizione totale all’altro,obbedienza,controllo,risentimento,negazione e annullamento dei propri bisogni e desideri trasformarsi, invece che in un'occasione di crescita e arricchimento,in una gabbia senza prospettive di fuga, con pareti fatte di dolore.
In queste persone, più spesso donne, sono la  paura dell'abbandono, della separazione, della solitudine, una cronica ricerca di appagare il bisogno di conferme, il senso di colpa e la convinzione che il sacrificio sia il miglior modo per convincere gli altri del proprio valore che, non credono di avere, a guidare questi comportamenti. Ciò  genera un costante stato di tensione e congela il cuore non permettendogli di mostrare e condividere cosa veramente sente e lascia bloccati e soli.
Attenzione è così si rischia di fare e ottenere il contrario di quello che tanto  si vorrebbe, è così che si diventa invisibili e chi può amare qualcuno che non c’è? È importante imparare a dire BASTA,  a mettere la parola fine prima di ritrovarsi a terra, accorgersi che la rinuncia non può mai essere una soluzione duratura e che l'affetto e la riconoscenza degli altri viene dopo l'affetto e la riconoscenza che ognuno di noi deve dimostare a se stesso. E allora riempiti, trova un senso in te stesso: ascolta i tuoi timori, ricerca i tuoi desideri, valori, obiettivi e prendi con determinazione le decisioni conseguenti, impara a valutare realisticamente le tue capacità, fai attenzioni alle tue esigenze, delega, di’ NO, stabilisci regole tue all’interno delle quali ti senti a tu agio e affermale. Solo chi si percepisce nella sua completezza può donarsi senza annullarsi, senza perdersi nell'altro. L’amore è libertà, avvicinamento di due interi e non l’unione di due metà.
Non conosco una via infallibile per il successo, ma soltanto una per l’insuccesso sicuro: volere accontentare tutti” (Platone)

lunedì 24 settembre 2012

LIBERI DI MANGIARE - SONO APERTE LE ISCRIZIONI!

Ricomincia il nostro corso, Liberi di mangiare, corso di consapevolezza alimentare. Siamo alla terza edizione del corso, e sebbene siamo partiti in po' in sordina, abbiamo avuto dei riscontri positivi dalle nostre corsiste.
Il lavoro in gruppo, la possibilità di confrontarsi e di condividere esperienze, le informazioni e le riflessioni sono stati e saranno elementi fondamentali del nostro corso. L'esperienza già fatta e il nostro desiderio di crescere e confrontarci come professionisti è indice della nostra modalità di lavorare.
BENE, SI RIPARTE!
Non aggiungo altro se non il nostro volantino!

CHI E' INTERESSATO PUO' CHIAMARE PER UN COLLOQUIO INFORMATIVO GRATUITO

Dr.ssa Alfonsina Pica, Psicologa e Psicoterapeuta - Cell. 3391596883

Dr.ssa Manola Orsi, Psicologa - Cell. 3463951980


mercoledì 19 settembre 2012

Kung-fu panda: spunti e spuntini

Come mamma di 2 bambini in età da cartoni, sono molto ferrata in fatto di personaggi animati e da questi, oltre che un po' di pace familiare, si possono trarre vari spunti.
Un giorno, mentre guardavo Kung-fu panda, mi ha molto colpito la scena dell'addestramento, per vari motivi. Il motivo che voglio qui sottolineare è ovviamente quello legato al cibo e all'essere "liberi di mangiare" (non a caso il titolo del nostro corso, preso proprio dal cartone). Per chi non l'avesse visto, invito a farlo. Riassumendo, il panda vuole fare kung-fu e mentre va a vedere dei maestri all'opera, viene scelto a diventare il guerriero dragone. Inizia allora un disastroso addestramento, finchè il suo maestro non si rende conto che non può allenare il panda come tutti gli altri, ma usa il cibo come mezzo di allenamento, come stimolo, come premio. Il panda è sempre affamato, ma tramite questo sistema realizzato apposta per lui, diventa bravissimo nell'arte del kung-fu, tanto che alla fine, quando il maestro finisce con il concedere l'ultimo meritato raviolo, il panda tutto soddisfatto, dice: "Non ho fame, maestro!".
Si tratta di una scena geniale, che racchiude molte delle dinamiche legate ad un rapporto sbagliato con il cibo: il panda sfoga tutte le sue tensioni ed emozioni sul cibo e sembra non poterne fare a meno; ha una forte attenzione al suo corpo sgraziato che non sa controllare e sbaglia sempre tutto; non ha fiducia nelle sue possibilità e nonostante si impegni notevolmente, fallisce. Cosa determina invece la sua riuscita?
Sono due secondo me gli elementi principali: in primo luogo non prestare attenzione a quello che sta facendo. L'attenzione del panda non è più concentrata a diventare un bravo allievo di kung fu, ma ad ottenere la tanto agognata ricompensa. In questo modo la centralità del suo riuscire nel kung fu viene meno e lui può dedicarvisi senza le paure che l'avrebbero bloccato. E' come quando vogliamo essere bravi a tutti i costi in un'attività e questa aspettativa ci fa concentrare più su errori e successi che sull'attività stessa, facendola miseramente fallire!
Un altro aspetto è che il piacere del successo fa dimenticare al panda la sua fame nervosa, se così possiamo chiamarla, e alla fine è in grado di recuperare la libertà di dire di no!
E allora... buona libertà a tutti!

Dr.ssa Alfonsina Pica

mercoledì 2 maggio 2012

STRESS E VITA QUOTIDIANA: riconoscere quando si esagera

Il progresso e la nostra cultura, insieme a tante conquiste, hanno fatto dello stress nocivo un nostro possibile e, non gradito, compagno quotidiano che progressivamente esaurisce le risorse del nostro organismo; diventa per questo indispensabile imparare a non sottovalutare l’impatto che esso ha sulla nostra vita e sul nostro benessere nonché conoscerlo per imparare a difenderci ed utilizzarlo.
Nel sentire comune il termine stress è utilizzato nelle più svariate situazioni e spesso con connotazione negativa, in realtà, lo stress è, di per se stesso, una risposta automatica, adattiva, caratteristica della vita , escogitata dall’organismo nel corso della sua evoluzione e finalizzata a preparare l’organismo, attraverso opportune modificazioni bio-fisiologiche e comportamentali, a fronteggiare un pericolo, una minaccia, una sfida, un cambiamento nell’equilibrio tra organismo e ambiente. Quindi serve alla nostra sopravvivenza, ci avverte che non stiamo soddisfacendo bisogni vitali. Tra di essi troviamo non solo cibo, ossigeno, sonno, ma anche e, soprattutto: avere del tempo da dedicare a se stessi e alle proprie passioni, rilassarsi, sesso appagante, sentirsi adeguati alla vita e alle sue richieste (autostima), ricercare stimolazioni ambientali costruttive e interessanti, coccolarsi, ricevere carezze e coccole. Se ai primi campanelli d’allarme, spesso dati dal nostro corpo, appaghiamo questi bisogni proviamo piacere, soddisfazione e felicità nonché un senso di benessere detto anche eustress (o stress buono, vitalizzante). Se al contrario li sottovalutiamo imparando a farne a meno, diventiamo sordi rispetto a noi stessi, teniamo, spesso senza rendercene conto, il nostro fisico e la nostra mente in iper-lavoro per periodi di tempo particolarmente prolungati o in distress (stress cattivo,nocivo). Questo è causa di disturbi organici e psichici, nonché di una dimostrata interferenza sul sistema immunitario.
I periodi di stress, per quanto possiamo odiarli, sono un’ottima occasione per capire cos’è superfluo nella nostra vita ed iniziare a fare piazza pulita Oggi non siamo più abituati a percepire quando la “misura è colma”, se non quando è troppo tardi. E’ importante non tanto fare meno cose perché si rischia di non essere felici ugualmente, quanto acquisire capacità e strumenti che permettono di soddisfare bisogni psicologici ed emotivi per sentirci più pieni, presenti, vitali e motivati alla vita e alle sue sfide. Sono questi bisogni quelli a dover essere nutriti per primi, sono la nostra base, sennò la nostra struttura interna è destinata a crollare. E non solo, rischiamo di compensare i nostri disagi con comportamenti alternativi volti a darci del piacere immediato, come ad esempio il cibo, che così perde la sua funzione di nutrimenti. Rischiamo di diventare un sacco da riempire e svuotare. E allora ricordati che esisti "TU", fermati, respira, alza il volume dei tuoi segnali ed elimina le “corse a vuoto”.
“Ami la vita? Allora non sciupare il tempo, perché è la sostanza di cui la vita è fatta” (BenJamin F.).

giovedì 26 aprile 2012

E DA BERE...?

Voglio parlare di una pubblicità che ho visto in questa estate più volte in televisione.
L'ambientazione è un ristorante dove un ragazzo ordina da mangiare tutte cose molto salutistiche e biologiche. Lo fa in maniera molto pedante, tanto che ti viene da pensare che il ragazzo sia poco interessante, pesante, antipatico. Il cameriere chiede: "E da bere...?".
Il ragazzo ci pensa e proprio in quel momento arriva una ragazza che, come a volerlo salvare, non solo dalla scelta, ma soprattutto dal suo essere così noioso, dice il nome di una bevanda, e tutto si fa più interessante e brioso.
Questa pubblicità mi ha infastidito da più punti di vista.
Innanzitutto nel far passare la bevanda come una bevanda salutistica, che ben si sposa con un mangiare sano e bio, mentre ogni nutrizionista può dire chiaramente quanto piena di zuccheri e poco salutare sia la bevanda.
In secondo luogo nel far passare l'alimentazione sana e naturale come qualcosa di noioso e poco brioso: un'alimentazione così può redimersi solo se la "aggiustiamo" con un qualcosa che la renda appetibile!
Infine, cosa che non ha nulla a che fare con il cibo, con il ruolo di salvatrice che la ragazza ha nei confronti del ragazzo: la donna viene chiamata a prendersi cura e salvare il povero maschietto impacciato e perdente.
Non era meglio quella "tutta ciccia e brufoli"?

Dr.ssa Alfonsina Pica

lunedì 16 aprile 2012

L’AUTOSTIMA: IL NUTRIMENTO VITALE DELLA MENTE



Il benessere fisico è strettamento legato al benessere psicologico in una unità difficilmente divisibile, per questo è importante porre la nostra attenzione e dedicareun pò delle nostre energie anche a coltivare quest'ultimo per coglierne i frutti anche su un piano fisico.
Il benessere psicologico trova il suo nutrimento nell’autostima, una profonda e potente necessità umana che salvaguardia la salute e la funzionalità della mente in quanto genera la musica di sottofondo che va ad influenzare ogni nostra emozione, pensiero, scelta e comportamento e così la nostra vita e la possibilità di goderne. La sua presenza ci permette di vivere meglio, di reagire alle sfide e alle opportunità in modo più appropriato e di sfruttare tutte le nostre risorse.
L’autostima risiede nell’intimo del nostro essere, rappresenta molto di più del senso innato del valore di sé, è sentirsi adeguati alla vita a e alle sue richieste e  si regge su due pilastri: il senso di efficacia, un senso basilare di fiducia nelle nostre capacità di pensare, capire, scegliere, imparare, prendere decisioni e di superare le sfide fondamentali della vita, e il rispetto di sé, la convinzione di avere il diritto di affermare le nostre opinioni, bisogni e desideri, di meritare la felicità, l’amore e di sentirci giusti come persone al di là dei nostri successi. Possibilità esistenziali che derivano da ciò che io penso, credo e sento riguardo a me stesso, da un sistema di valutazioni e convinzioni interne che ci creiamo durante tutto l’arco della vita in seguito alle esperienze vissute e all’interpretazione di esse, che generano un’autoimmagine mentale di noi stessi più o meno inerente alla realtà.  Essa diventa il nostro sistema guida, un nucleo che si annida nella nostra mente, con cui filtriamo, leggiamo quello che ci succede o che programmiamo di fare, che può esserci amico o nemico.
Ecco che una bassa autostima non solo inibisce il pensiero ma tende a distorcerlo così che utilizzeremo le nostre energie per criticarci, giudicarci, limitarci e saremo condizionati dalla paura in tutto quello che facciamo, vivremo per evitare il dolore più che per sperimentare la gioia e agiremo per dimostrare di essere “abbastanza”, per ricevere approvazioni e non per vivere le nostre possibilità, minando la possibilità di provare soddisfazioni, piacere e felicità.
Affrontare la vita con bassa autostima significa trovarsi in grave svantaggio e possederla nel tempo non è un dono ma una conquista. Nella vita nessuno ci fa più male di quanto ce ne facciamo da soli, sviluppare un buon sistema di sostegno interno, accettare le proprie debolezze, coccolarsi e perdonarsi, è essenziale per la maturità umana e il benessere fisico e psichico. Perché il dolore non può essere evitato ma la sofferenza inutile si.
Dr.ssa Manola Orsi

martedì 3 aprile 2012

VOGLIO LA MIA INSALATA!


Ho una figlia di 5 anni che è sempre stata mangiona, fin da appena nata. Ha sempre mangiato tutto molto volentieri, anche in fase di svezzamento. Ha iniziato a dire di no a varie verdure dai 2 anni in su, anche se ora ha ripreso a mangiarle di nuovo.
Voglio raccontare 2 episodi molto carini che hanno per oggetto l'insalata.
Il giorno di carnevale di 2 anni fa era vestita da coniglietta, con tanto di orecchie rosa e baffi disegnati.
Era stata tutto il giorno fuori a guardare maschere e carri, e la sera eravamo a cena a casa dei nonni. La nonna aveva preparato l'insalata, ma la bimba non la mangiava mai. Quella sera disse: "Voglio mangiare l'insalata, perchè i conigli mangiano l'insalata!". E così fece la coniglietta fino in fondo...
L'altro episodio è avvenuto lo scorso anno. Una sera, mentre preparavo l'insalata le ho detto: “Vuoi tagliarla tu la tua insalata?”. Lei fu subito contenta, così le diedi tagliere, coltello e insalata e cominciò a tagliarla (non sto a dire le dimensioni dei suoi pezzi...). Poi la mise in una ciotolina e le diedi olio e sale per condirla.
A tavola ci mettemmo a mangiare e lei mi disse: “Mamma, voglio la mia insalata!” e la mangiò tutta, con grande soddisfazione di noi genitori... e anche e soprattutto sua!
Voglio usare questi episodi per parlare dei bambini, delle loro scelte alimentari e delle nostre risposte di adulti. L'alimentazione dei bambini mette molto spesso in ansia i genitori, e l'ansia non aiuta i genitori ad essere bravi educatori alimentari e a trasmettere il piacere del cibo; non aiuta al tempo stesso i bambini a gustare, sperimentare, accogliere e rifiutare i cibi.
Permettere tutto questo ai bambini significa lasciar loro la libertà di assaggiare e dire sì o no al cibo, senza reagire come se i loro sì e i loro no fossero per tutta la vita! I bambini hanno gusti mutevoli, e molto spesso è il nostro atteggiamento di adulti a favorire il permanere di modalità fisse e negative nei confronti del cibo, trasformando il mangiare in un gioco di potere, che spesso sono i bambini stessi a gestire!
Se invece lasciamo che siano loro a relazionarsi al cibo che NOI abbiamo messo a tavola (la responsabilità di come nutrirli e il potere di scegliere i cibi deve restare degli adulti), allora potranno avvicinarsi con curiosità, con fame, con desiderio e anche con rifiuto. Poter avere questa libertà permette loro di vivere il cibo come momento positivo e non come una lotta.
Dr.ssa Alfonsina Pica
Questo post partecipa al blogstorming di http://genitoricrescono.com/tema-del-mese-educare-a-mangiare/


http://genitoricrescono.com/blogstorming/cosa-e-il-blogstorming/